La questione della Carta Elettronica per i docenti precari è stata oggetto di dibattito e controversie giuridiche negli ultimi anni. Tutto è cominciato con il significativo intervento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nel maggio 2022, che ha aperto la porta alla possibilità per i docenti con contratti precari di usufruire dei vantaggi previsti dalla legge 107/2015. Successivamente, la Corte di Cassazione ha confermato questa interpretazione nell’ottobre 2023, chiarendo che anche i supplenti con contratti fino al 30 giugno o al 31 agosto hanno diritto alla Carta Docente.
Tuttavia, un interrogativo rimaneva irrisolto: se i docenti con supplenze temporanee potessero o meno beneficiare di questa carta. La giurisprudenza è stata divisa su questa questione, con alcuni giudici che ritenevano che i supplenti con incarichi brevi non dovessero ottenere questo beneficio, mentre altri lo consideravano applicabile anche a loro.
La speranza era che un ulteriore intervento della Corte di Cassazione potesse risolvere questo dubbio. Tuttavia, la Prima Presidente della Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del rinvio pregiudiziale sollevato dal Tribunale di Novara nel marzo di quest’anno. Questo ha lasciato ancora in sospeso la questione.
Recentemente, il Tribunale di Lecce, su ricorso patrocinato dall’Avvocato Mariaconcetta Milone, ha deciso di rimettere la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, chiedendo se il beneficio della Carta Elettronica debba essere esteso anche ai docenti con supplenze temporanee. Questo è stato sollevato in un caso specifico riguardante un docente che aveva lavorato con numerose supplenze brevi durante l’anno scolastico 2021/2022 e che rivendicava il diritto alla Carta Docente.
Secondo il Tribunale di Lecce, escludere i supplenti dalla possibilità di ottenere la Carta Docente sarebbe discriminatorio, in quanto le finalità della carta riguardano obiettivi universali che non dovrebbero dipendere dalla durata degli incarichi. La decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea su questo quesito potrebbe avere conseguenze significative per i docenti precari e per il sistema scolastico nel suo complesso.
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